Il pulsossimetro è in grado di misurare in maniera generale la percentuale di emoglobina legata, in altre parole, si intende misurare la saturazione dell’ossigeno nel sangue, ma vi sono dei limiti.
Scopriamo tutto quello che vorresti sapere.
Cos’è un pulsossimetro
Un apparecchio piccolo e maneggevole che però come vedremo ha alcuni limiti.
Diverse le tipologie che è possibile acquistare, anche se il più diffuso per l’utilizzo casalingo è quello da dito.
Un piccola pinza di plastica che ha sulla sua parte superiore un piccolo schermo su cui è possibile leggere le misurazioni che è stato possibile ottenere.
Altre tipologie di pulsossimetro sono quelli da:
- braccio
- polso
- pediatrico
In particolare quest’ultimo ha un sensore che si applica su dito del piede del bambino ed è in grado di rilevare dei valori precisi anche nel caso in cui il piccolo si muove durante l’esame.
Vantaggi del pulsossimetro
In primo luogo viene misurata la saturazione, cioè la percentuale di emoglobina che dovrebbe legarsi all’ossigeno che prende dai polmoni, per portarlo a tutti gli altri organi del corpo, in particolare modo al cervello.
Poter utilizzare un pulsossimetro, soprattutto per chi soffre di patologie al sistema respiratorio, circolatorio o cardiaco è molto importante per evitare l’aggravarsi delle proprie condizioni ed eventualmente chiedere il tempestivo intervento medico.
Svantaggi in caso di intossicazione da monossido
Purtroppo il pulsossimetro ha dei limiti.
Innanzitutto il saturimetro, come già detto, misura la percentuale di emoglobina legata.
Ci si aspetta che il legame sia con le particelle di ossigeno ma può succedere che non sia così.
In caso si intossicazione da monossido è possibile rilevare un valore di saturazione alto, ma in questo caso i legami sono con le particelle di anidride carbonica e non più con l’ossigeno, come dovrebbe essere.
Proprio questo è uno dei maggiori limiti del saturimetro.
Per ovviare a questa problematica è stato ideato il puls-Co-ossimetro, in grado di distinguere l’emoglobina che si lega all’ossigeno, da quella legata ad altre tipologie di gas che sono dannose per il corpo.
Questo è possibile, grazie all’utilizzo da parte del puls-Co-ossimetro di due diversi fasci di luce, non solo quella ad infrarossi.